I Consorzi Irrigui
Storia ▼
I Consorzi Irrigui.
L’anno in cui fu firmata la convenzione tra Emanuele de Ferrari e il Ministro della Finanze del Re Vittorio Emanuele II, il 1853, rientra in un periodo storico particolarmente significativo per la nascita dei Consorzi di irrigazione in tutto il Nord Italia. Proprio nella seconda metà dell’800 infatti, iniziarono i grandi lavori di bonifica del territorio agricolo. In quegli anni si costituirono le prime associazioni spontanee di utenti – le prime cooperative – che avevano come scopo principale il convogliamento e la distribuzione delle grandi masse d’acqua nei fondi gestiti dagli agricoltori. In particolare, la gestione in comune delle acque consentiva di risolvere tutti quei problemi di carattere logistico ed organizzativo, che il singolo non avrebbe potuto affrontare autonomamente, anche per l’enorme impegno finanziario. Un grande impulso alla creazione delle prime associazioni irrigue fu dato dal grande statista piemontese Camillo Benso conte di Cavour che, come tutti ricorderanno, svolse un ruolo fondamentale per la realizzazione del grande canale che porta il sui nome.
Proprio nel 1853, Cavour propose a tutti gli utenti interessati alla ricostruzione del canale, di associarsi in un Consorzio Irriguo (già allora ne facevano parte ben 3500 proprietari di fondi agricoli! ).
Ma la vera svolta per i Consorzi fu portata dal Codice Civile del 1865, che in alcuni articoli disciplinava, imponendo per la prima volta norme precise, la gestione di queste associazioni irrigue.
Tra le novità più significative, da segnalare un passaggio dell’art.658 secondo il quale “le deliberazioni della maggioranza sono obbligatorie anche per la minoranza dissenziente”.
Sempre in quegli anni, si iniziò a parlare non solo di Consorzi di natura privata e volontaristica, ma anche di Consorzi di miglioramento fondiario (enti privati di interesse pubblico, come appunto il Canale de Ferrari) e di Consorzi di bonifica, dotati di personalità giuridica pubblica. In seguito, in base alla legge 21 del 99, anche i Consorzi di miglioramento fondiario verranno dotati di personalità giuridica pubblica.
Un’altra tappa importante da ricordare per l’attività dei Consorzi è quella che fu segnata dalla riforma del 1933 che attribuì a queste associazioni importanti compiti di realizzazione e gestione in interventi di bonifica, con l’ausilio dello Stato. In pratica, a quest’ultimo toccava intervenire finanziariamente per l’esecuzione di opere pubbliche di interesse collettivo che risultavano troppo onerose per i singoli, mentre ai privati venivano richiesti interventi complementari ed integrativi, necessari per il buon funzionamento dell’intera struttura.
Ma veniamo ai giorni nostri. Anche nella società moderna i Consorzi Irrigui svolgono un ruolo determinante. In particolare la legislazione degli anni ’90 ha sottolineato ancora una volta l’importanza di questi enti, oltre che dal punto di vista della partecipazione dei soci per la gestione dell’irrigazione fondiaria, anche per la realizzazione dei più attuali obiettivi della politica delle risorse idriche: impiego razionale delle acque, seguendo criteri di una distribuzione accorta e parsimoniosa, rispetto delle risorse naturali che son patrimonio di tutti e rispetto del principio di sussidiarietà (come è stato ribadito anche dall’Unione Europea) che si realizza tramite la cooperazione, la solidarietà e l’adozione di comportamenti che tutelino sì lo sviluppo economico, ma anche la salvaguardia dell’ambiente.
Proprio nel 1853, Cavour propose a tutti gli utenti interessati alla ricostruzione del canale, di associarsi in un Consorzio Irriguo (già allora ne facevano parte ben 3500 proprietari di fondi agricoli! ).
Ma la vera svolta per i Consorzi fu portata dal Codice Civile del 1865, che in alcuni articoli disciplinava, imponendo per la prima volta norme precise, la gestione di queste associazioni irrigue.
Tra le novità più significative, da segnalare un passaggio dell’art.658 secondo il quale “le deliberazioni della maggioranza sono obbligatorie anche per la minoranza dissenziente”.
Sempre in quegli anni, si iniziò a parlare non solo di Consorzi di natura privata e volontaristica, ma anche di Consorzi di miglioramento fondiario (enti privati di interesse pubblico, come appunto il Canale de Ferrari) e di Consorzi di bonifica, dotati di personalità giuridica pubblica. In seguito, in base alla legge 21 del 99, anche i Consorzi di miglioramento fondiario verranno dotati di personalità giuridica pubblica.
Un’altra tappa importante da ricordare per l’attività dei Consorzi è quella che fu segnata dalla riforma del 1933 che attribuì a queste associazioni importanti compiti di realizzazione e gestione in interventi di bonifica, con l’ausilio dello Stato. In pratica, a quest’ultimo toccava intervenire finanziariamente per l’esecuzione di opere pubbliche di interesse collettivo che risultavano troppo onerose per i singoli, mentre ai privati venivano richiesti interventi complementari ed integrativi, necessari per il buon funzionamento dell’intera struttura.
Ma veniamo ai giorni nostri. Anche nella società moderna i Consorzi Irrigui svolgono un ruolo determinante. In particolare la legislazione degli anni ’90 ha sottolineato ancora una volta l’importanza di questi enti, oltre che dal punto di vista della partecipazione dei soci per la gestione dell’irrigazione fondiaria, anche per la realizzazione dei più attuali obiettivi della politica delle risorse idriche: impiego razionale delle acque, seguendo criteri di una distribuzione accorta e parsimoniosa, rispetto delle risorse naturali che son patrimonio di tutti e rispetto del principio di sussidiarietà (come è stato ribadito anche dall’Unione Europea) che si realizza tramite la cooperazione, la solidarietà e l’adozione di comportamenti che tutelino sì lo sviluppo economico, ma anche la salvaguardia dell’ambiente.